sabato 1 settembre 2012

L'Afghanistan riscopre il pallone Il campionato inizia da un reality



Un talent show per creare il campionato di calcio. L'Afghanistan punta sul binomio tv-pallone per costruire una lega professionistica a livello nazionale, la Afghan Premier League, e regalare un pizzico di normalità dopo decenni di guerre e sofferenze. Tutto, o quasi, ruota attorno al programma "Maidan-e-Sabz" (Campo verde).

I produttori hanno viaggiato attraverso il paese per effettuare una lunga serie di casting. Da Kabul a Herat, da Kandahar a Mazar-i-Sharif, prima dell'ultima fermata a Jalalabad. Hanno individuato decine di potenziali calciatori e li hanno selezionati per il provino davanti alle telecamere. Tutto, o quasi, secondo il format tipico dei talent show occidentali. Dopo gli "esami" atletici e tecnici, parola alla giuria in studio e al pubblico a casa, in grado di esprimersiattraverso gli sms. Ad ogni puntata hanno partecipato 30 candidati: 15 subito promossi, 9 eliminati e 6 in bilico. Alla fine, 3 "salvati" dai telespettatori e 3 rimandati a casa.

«Vogliamo attrarre persone di tutte le età, classe sociale e etnia», spiega Mujtar Lashkari, produttore e conduttore della trasmissione. La risposta dei potenziali calciatori è stata a dir poco massiccia ed è stato possibile formare 8 squadre di 18 calciatori. Il progetto ora prevede il varo del torneo, che dovrebbe partire a settembre: una data certa, però, ancora non c'è. L'esperimento è sostenuto dalla federcalcio nazionale (Aff), che non teme l'ingerenza della televisione e, anzi, ha accolto con favore l'iniziativa del Moby Group, compagnia possiede Tolo Tv, la principale emittente del paese.

«Il calcio afghano -dice Lashkari- nella sua storia non ha nulla di cui essere orgoglioso. Non abbiamo una cultura calcistica». Gli appassionati non mancano, con grande difficoltà cercano di seguire i principali campionati esteri. La creazione di un torneo interno dovrebbe colmare una lacuna storica e, nelle speranze degli organizzatori, svolgere anche una funzione ben più importante.

«È una base per la pace», dice Keramuddin Karim, presidente della federcalcio. «Non dovremmo pensare solo a formare soldati, dovremmo anche investire nello sport per portare pace e stabilità». Negli ultimi 3 decenni, la pratica sportiva è stata quasi cancellata dalla vita quotidiana del popolo afghano. Il regime dei talebani, in particolare, consentiva lo svolgimento delle partite di calcio: durante l'intervallo, però, il terreno di gioco ospitava esecuzioni pubbliche. «C'erano i gol -ricorda Lashkari- ma non si poteva festeggiare. Spero che momenti così oscuri non tornino più».

La federcalcio afghana, fondata nel 1922, è entrata a far parte della Fifa nel 1948. La crescita di tutto lo sport nazionale è stata stroncata nei 10 anni di occupazione sovietica tra il 1979 e il 1989 e, successivamente, dalla guerra civile che ha devastato il paese negli anni '90. La rinascita è avvenuta dopo la caduta del regime dei talebani: dal 2001, in particolare, il cricket ha dominato la scena. Ora, con l'aiuto della tv, il calcio riprende a sognare.


fonte La Stampa.it

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