sabato 15 settembre 2012

SPAGNA: ADDIO LEGGE BECKHAM, I RICCHI ADESSO PAGANO




Il rinnovo di Ronaldo: un affare di soldi e potere
Con la tristezza di Cristiano Ronaldo si è chiusa ufficialmente l'era "Beckham" in Spagna. Ed era ora. Per anni campioni da tutto il mondo si sono innamorati perdutamente del campionato spagnolo e delle leggendarie magliette di Barcellona e soprattutto Real Madrid. Un esodo senza fine che nel giro di nemmeno una stagione ha fatto diventare la Liga il miglior campionato del mondo. Questi i discorsi di tifosi e calciatori. La realtà, a livello di spettacolo, ha dimostrato ben altra cosa. In realtà questa fuga verso Madrid nascondeva ben altro motivo. Molto pratico e ben poco romantico e sportivo: le tasse permettevano trattative molto più elastiche rispetto agli altri campionati. La famosissima "Legge Beckham", non certo pubblicizzata in Spagna per evitare sommosse o scandali, ha permesso ai club spagnoli di chiudere, di far crollare il mercato. Gli altri club europei non avevano nessuna possibilità di competere. Pensate che in Spagna si offriva una tassazione con aliquota al 24%. Circa la metà (!) rispetto a Premier League (fino al 50%) o la Bundesliga (45%). Ci ha pensato quindi la tremenda crisi economica mondiale a far crollare tutto. Governi alle strette e anche e soprattutto a Madrid, capitale di un paese letteralmente travolto dai guai finanziari, si è fin da subito dovuti correre ai ripari. Addio odiosissima e assurda "Legge Beckham", approvata nel giugno 2005 dal governo del partito Popolare di Aznar, già modificata da Zapatero, e via alla guerra sui redditi milionari, estremizzata dalla nuova politica di sacrifici del governo del popolare Mariano Rajoy.
Il primo passo è stato appunto l'accordo trovato dall'ex governo socialista di José Luis Zapatero per modificare con un emendamento la legge a partire dal 1° gennaio 2010. La modifica prevedeva (e prevede) per i lavoratori stranieri, residenti in Spagna e con una rendita superiore a 600mila euro annuali, un'aliquota del 43% e non più del 24%. Una prima stangata che ha cominciato a far tremare i club. Non a caso le ultime estati di mercato spagnolo non hanno regalato grandissime emozioni. Anzi, non a caso molti spagnoli hanno improvvisamente deciso addirittura di cambiare aria per evitare ulteriori stangate (puntualmente arrivate).
CAMBIA IL REGIME FISCALE, I CAMPIONI SI "DEPRIMONO" - A far tremare il calcio spagnolo ci ha pensato infine il nuovo governo del popolare Rajoy che ha spinto le aliquote fino al 52%. Siamo al doppio rispetto alla "Legge Beckham" e, udite udite, al di sopra degli altri campionati europei. Sono ormai lontani e saranno impossibili da ripetere i tempi degli ingaggi milionari pagati a quasi il 33% in meno rispetto ai rivali di Premier, di Bundesliga o Serie A. Cristiano Ronaldo ad oggi costa ancora 14 milioni di euro al Real Madrid. Con l'entrata in vigore del nuovo regime fiscale spagnolo le spese schizzerebbero a oltre il doppio. Una cifra fuori portata, anche per il Real Madrid. Impossibile poi arrivare ai 15 richiesti dal portoghese. Una cifra che obbligherebbe il Real a tirare fuori intorno ai 30 milioni a stagione. Con un contratto di durata triennale Florentino Pérez spenderebbe praticamente la stessa cifra sborsata per comprare CR7 dal Manchester United. In tre anni!
ARRIVERANNO "FIRMA E MILIONI" MA A QUALE PREZZO? - Il rinnovo, salvo clamorosi colpi di scena, arriverà entro il fine settimana. Facile pensare a un compromesso di 13 milioni. Una via di mezzo tra l'attuale stipendio e i 15 richiesti dal portoghese. Affare fatto e immagine salvata ma la tristezza di CR7 potrebbe aprire una crepa importante e interna al club. A quale prezzo Cristiano Ronaldo e il suo procuratore, l'infallibile Mendes, firmeranno il rinnovo con i merengues? Non dimentichiamoci che anche José Mourinho fa parte della famiglia Mendes. In gioco ci sono soldi, tanti soldi, e soprattutto potere. Le strade sono due: una clamorosa strategia d'uscita da parte dei due portoghesi, con il Real messo alle strette e con le spalle al muro, o il tentativo di aumentare il potere interno al club? Una sorta di scalata con il Real costretto a dire sì e accettare compromessi importanti pur di non veder partire le due colonne portoghesi. Cavalcare l'onda della crisi per trarne il maggior vantaggio possibile. Sembra impossibile ma a volte, è proprio il caso di dirlo, calciatori e tecnici riescono a trasformasi in grandissimi geni (e speculatori) della finanza.
Andrea Prete

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