domenica 14 ottobre 2012

Contratti e fondi neri. Il sistema Catanzaro




da La Gazzetta dello Sport


Quesito semplice semplice: può un cittadino incassare un assegno posto sotto sequestro dalla magistratura? Ovviamente no. Ma se il cittadino di professione tira calci a un pallone le cose cambiano. La domanda è questa: può un giocatore farsi pagare gli stipendi previsti in un contratto prelevato dalla Finanza negli uffici della Lega Pro su mandato del pm Domenico Guarascio che lo ha indagato per tentata truffa e formazione di credito simulato? Ovviamente sì. Con tanto di decisione esecutiva di un collegio arbitrale che tira dritto nonostante sia consapevole dell'inchiesta, dimostrando che la legge italiana a volte può aspettare. Forse. Perché va bene l'autonomia del pianeta calcio, ma qui la questione è un po' più complicata.

Dalla A alla C2 - La storia di Catanzaro, infatti, unisce con un ipotetico filo rosso altre Procure e un problema che può devastare lo sport più amato dagli italiani come e forse più delle scommesse. Il sospetto, molto più di un sospetto, degli investigatori è questo: i milioni di euro pagati dalle 111 società professionistiche tra stipendi, provvigioni e diritti d'immagine, sono in realtà solo una parte di quelli spesi. Una fetta consistente sfugge a ogni controllo ed è saldata in nero attraverso contanti o bonifici su conti esteri. Al lavoro ci sono a vario titolo la Procura di Piacenza (nel mirino procuratori e dirigenti di club), quella di Milano (indagato anche Zauri, giocatore della Lazio, accusato di riciclaggio), quella di Berna (indagato Mauri per un versamento sospetto di 350 mila euro), quella di Napoli (vuole vederci chiaro su alcuni contratti, compreso quello di Lavezzi) e appunto Catanzaro. L'evasione fiscale è uno dei punti che stanno più a cuore al governo Monti: forse sarebbe il caso di dare un'occhiata ai bilanci dei club. Oppure leggere la storia dei 13 giocatori sotto accusa in Calabria. Nella sua linearità disarmante fotografa alla perfezione il problema.
Il sistema - Stagione 2009-2010: il Catanzaro Fc (non la gloriosa società defunta nel 2006 che ha disputato 7 campionati di A con i vari Palanca, Ranieri, Massimo Mauro e Carletto Mazzone in panchina) gioca nella vecchia C2 e lotta per la promozione. Ma rischia il fallimento: non paga gli stipendi da mesi, i giocatori scioperano più volte e minacciano di non scendere in campo. Gli amministratori sperano di passare la mano, ma i debiti frenano le trattative: girano strane voci su contratti nascosti. Al 30 aprile 2010 i giocatori firmano la liberatoria necessaria per la successiva iscrizione al campionato: hanno tutti stipendi in linea con la categoria (3/4 mila euro netti al mese). Il controllo della Covisoc (ha il compito di vigilare sulle questioni amministrative) si ferma a quella data. Quello che arriva dopo deve essere saldato nella stagione successiva. E guarda caso a Firenze nella sede della Lega Pro piovono contratti sottoscritti dal Catanzaro agonizzante: tutti a partire dal 3 maggio 2010. E con evidenti sproporzioni. Tipo: il centrocampista Francesco Corapi presenta un conto per meno di 60 giorni (fino al 30 giugno) di 74 mila euro più altri 57 mila per il campionato seguente; stessa cifra del difensore Giovanni Di Meglio che ottiene 37 mila per l'anno seguente, ma poi a ottobre gli riesce il capolavoro di «strappare» al club altri 96 mila mentre la sede sociale è al buio dopo il distacco della luce non pagata; va «peggio» al difensore Ivano Ciano che sottoscrive 37 mila fino al giugno 2010, ma poi intasca un bel aumento per il nuovo campionato: 91 mila euro; ancora di più è promesso al regista Alessandro Bruno: 47 mila dal 3 maggio al 30 giugno 2010 e quasi 110 mila per il 2011; e vogliamo parlare di chi come Davide Lodi al minimo di stipendio federale (circa 17 mila euro lordi) si vede riconoscere un +27 mila (nel 2010) e +72 mila (2011)? Nuovi contratti riguardano anche Antonio Montella, Alessandro Vono, Roberto Di Maio, Ciro De Franco, Stefano Di Cuonzo, Manolo Mosciaro, Roberto Mancinelli e Giuseppe Benincasa. Tutti indagati per truffa tentata e simulazione di credito (reatucci che possono portare a 7/8 anni di galera). Come mai? Basta seguire i fatti.
Ricchi e falliti - Mentre il Catanzaro firma contratti come se fosse gestito da sceicchi, nella realtà non ha i soldi per comprare i palloni. La squadra è forte, arriva alla finale promozione ma frana sul più bello perdendo 4-0 al Flaminio contro la Cisco Roma davanti a 5 mila tifosi calabresi che gridano «venduti». La gara è quantomeno strana: il Catanzaro fa un solo tiro in porta (rigore sbagliato), resta in 10 (espulso Bruno) e sembra non voglia giocare. E se ci fossero di mezzo le scommesse? Nell'attesa che Palazzi faccia luce, andiamo avanti. L'iscrizione al campionato successivo avviene solo grazi ai soldi (pubblici) del Comune. Il club è al verde: a Sorrento in Coppa Italia schiera una formazione di ragazzini e perde 6-0. Intanto molti «eroi» del Flaminio sono andati via, ma pretendono i soldi dei doppi e tripli contratti. Con i giallorossi ultimissimi i libri finiscono in tribunale. Il curatore fallimentare Giulio Nardo inizia a certificare il debito dei dipendenti. Quando s'imbatte nelle anomalie degli accordi multipli sobbalza dalla sedia. Da dove saltano fuori? E' il famoso nero che emerge? In ogni caso Nardo valuta la situazione e sforbicia di parecchio le richieste dei calciatori. Alla fine dichiara le passività verso la Figc: circa un milione di euro.
Epilogo - Soldi pagati cash da Giuseppe Cosentino che rileva all'asta il Catanzaro, sana i debiti, riporta subito la squadra (salvata dopo la retrocessione a tavolino del Pomezia per una fideiussione tarocca) in Prima divisione e punta alla B. Ma i suoi conti rischiano di saltare: la Lega Pro ritiene validi i contratti multipli e comunica al nuovo club che i debiti sono diversi da quelli certificati dal curatore. Ballano 800 mila euro in più e poco importa se sono accordi sottoscritti da una società che mai poteva onorarli. La Lega li ha ratificati: non è tenuta a controlli simili. Il presidente Cosentino è alle strette: se non paga la squadra sarà penalizzata nonostante lui sia parte lesa. Ma si ribella e sceglie una via mai intrapresa da nessuno: denunciare i giocatori per far emergere le presunte irregolarità e i pagamenti in nero. Conclusioni: al pm Guarascio basta una veloce lettura delle carte. Le ipotesi di reato considerate «lampanti». Contratti sequestrati, 4 amministratori sotto indagine per il fallimento: si potrebbe arrivare persino alla bancarotta preferenziale in concorso con i calciatori. Ma questo non li ha spaventati: spalleggiati dal loro sindacato si rivolgono a un collegio arbitrale interno alla Figc per avere i soldi in questione. La Lega Pro è in imbarazzo, un funzionario parla con il pm e capisce il pasticcio. Tanto che in una relazione invita il collegio a sospendere il giudizio aderendo alla richiesta dall'avvocato del Catanzaro, Sabrina Rondinelli. Parole al vento: «pagate i calciatori Ciano, Corapi e Bruno (gli ultimi due domani sera ritorneranno in città da avversari con la Nocerina nel posticipo in diretta tv, ndr)» è la sentenza nonostante la Lega Pro metta per iscritto che il contratto di Corapi non è stato mai ratificato. Per fortuna mercoledì scorso la frana si è fermata: lo stesso collegio (nuova stranezza) ha sospeso il giudizio sul ricorso di altri 5 calciatori. Forse Stefano Palazzi potrebbe proprio iniziare da questa storia per far emergere il fiume carsico dei soldi in nero. Un fiume che alimenta scommesse illegali e avvicina la criminalità a giocatori e club. Gli atti non mancano: come sempre la magistratura ordinaria offre buoni spunti. Per informazioni chiedere al dottor Domenico Guarascio. 

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