Il calcio italiano Spa è cresciuto costantemente durante le ultime cinque stagioni sportive, a dispetto della crisi. Dal 2007 al 2012, il valore della produzione aggregato ha avuto un aumento medio del 3,6%,attestandosi a 2,6 miliardi nella stagione 2011-2012, mentre il costo della produzione, è salito in media del 4,9%, e ammonta alla stessa data a 3 miliardi. Anche le perdite nette aggregate del quinquennio analizzato nell'edizione del ReportCalcio 2013, presentato oggi a Roma da Figc, Pwc e Arel, sono cresciute, passando da 261 milioni (2007-2008) a 388 milioni della stagione 2011-2012, sebbene quest’ultimo periodo abbia evidenziato un miglioramento sulla perdita netta di quasi il 10% (430 milioni nel 2010-2011).
Fatturato e costi. Gli indicatori economici segnalano, in ogni caso, nella stagione 2011-2012 una più accorta gestione economica e finanziaria delle società. I risultati economici registrati dai club di Serie A, Serie B e Lega Pro Prima e Seconda Divisione indicano che per la prima volta la crescita del valore della produzione supera la crescita dei costi di produzione. Il valore della produzione, che nella stagione 2010-2011 aveva fattore registrare un calo dello 0,8% nei valori aggregati del calcioprofessionistico italiano rispetto alla stagione precedente, nel 2011-2012 è risalito del 7% trainato anche dall’aumento delle plusvalenze sulle cessioni dei calciatori (pari al 20% del valore della produzione). I costi invece sono cresciuti in misura inferiore (+4,4%), a dimostrazione di una maggiore attenzione e un maggiore controllo, imposti sia dagli attuali scenari macroeconomici che da un ridimensionamento dei piani strategici in un'ottica di Financial Fair Play.
Patrimonio netto. Le minori perdite registrate nella stagione 2011-2012 hanno contribuito con le ricapitalizzazioni effettuate all’aumento del patrimonio netto da 202 a 287 milioni (+43%), a conferma di un rafforzamento della solidità patrimoniale complessiva sebbene la stessa sia stata quasi dimezzata nel corso del quinquennio analizzato (460 milioni nella stagione 2007-2008).
I ricavi. L'incremento del valore della produzione nella stagione 2011-2012 è stato reso possibile in gran parte grazie all’impatto dei ricavi derivanti dalle plusvalenze saliti di 93 milioni a quota 537 milioni (+20,9%). Sono ancora naturalmente i ricavi da diritti televisivi la principale fonte di ricavo dell’industria calcio italiana (990,7 milioni nel 2011-2012): rappresentano infatti circa il 37% del totale del valore della produzione. Il raggiungimento dell’obiettivo del miliardo di euro di ricavi dipenderà dalla performance delle squadre italiane nelle competizioni europee e dalla crescita del business nel contesto internazionale. Nel corso dei 5 anni di analisi, la migliore performance media è stata raggiunta dai ricavi relativi a sponsor ed attività commerciali, passati da 305,4 milioni nel 2007-2008 a 401,9 milioni nell’ultima stagione. Ma questa fonte di ricavo dovrà necessariamente crescere nel corso dei prossimi esercizi in quanto rappresenta solo il 15% del totale del valore della produzione. In Germania la stessa rappresenta circa il 39% dei ricavi. La principale nota negativa arriva dai ricavi da stadio, diminuiti dal 2007 di circa il 4,4% (da 275 milioni a 230 milioni del 2011-2012). Un trend negativo che senza glistadi di nuova generazione sarà difficilmente invertibile.
Costo del lavoro. Dopo il lieve calo registrato nella stagione 2010-2011, nel 2011-2012 il costo dellavoro è tornato a salire, sia pure in misura ridotta (+3,4%), portando il totale a 1,5 miliardi, e cioè al 50% del totale dei costi della produzione.
Serie B e Lega Pro in perdita cronica
I conti dei club di serie B e Lega Pro, tutto sommato, presentano dei segnali di miglioramento. Dopo l’inversione di tendenza verificatasi nella stagione 2010-2011, con il ritorno alla crescita dopo anni di calo, il valore della produzione della Serie B conferma il suo trend positivo raggiungendo nel 2011-2012 quota 384,9 milioni, in aumento del 14,7%sull’anno precedente.
Serie B. Il motivo di maggiore soddisfazione, come chiarisce l'analisi contenuta nel Reportcalcio2013 elaborato da Figc, Pwc e Arel, per la Lega di Serie B è costituito dal rilevante aumento (+50,3%) dei ricavi da stadio, che negli ultimi anni, dopo il passaggio della Juventus nel campionato cadetto (2006-2007), erano sempre stati in diminuzione. Dopo due anni di calo riprendono quota le plusvalenze realizzate sulla cessione dei calciatori, che salgono da 87,5 a 109,3 milioni (+25%). Decrescono invece i contributi in conto esercizio, scesi dai 61 milioni del 2010-2011 ai 48,4 del 2011-2012. I costi aumentano (+13,7%) in misura leggermente inferiore rispetto alla crescita del valore della produzione. Quelli imputabili al personale tesserato (costo del lavoro più ammortamenti dei diritti sui calciatori) rappresentano il 71% del totale. Anche la Serie B presenta un miglioramento della situazione patrimoniale delle società: il patrimonio netto medio risale da 2,3 a 3 milioni, con una crescita tendenziale nel quinquennio del 4,6%. L’indebitamento totalemedio sale del 4% a quota 20,2 milioni. Le iniziative intraprese dalla Lega di Serie B e da diversi club hanno portato ad una importante riduzione della perdita netta nella stagione 2011-2012. Tale valore è passato da 72,5 milioni della stagione 2010-2011 a 56,1 milioni dell’ultimo periodo analizzato.
Lega Pro. Il profilo economico-finanziario della Lega Pro risulta condizionato dal numero dei bilanci presentati e perciò analizzati. Le società che retrocedono o perdono l’affiliazione per fallimento o altre ragioni non sono tenute, infatti, a presentare i bilanci. Ragionando in termini assoluti si può tuttavia constatare come il valore della produzione, dopo un triennio di accentuate sofferenze, sia tornato sostanzialmente ai livelli di inizio quinquennio. Per la precisione il tasso dicrescita del periodo 2007-2012 è dello 0,7% sia in Prima sia in Seconda Divisione. I costi della produzione invece testimoniano un andamento differente: nel quinquennio sono saliti dell’1,4% in Prima Divisione e sono scesi del 3,8% in Seconda Divisione. Da segnalare che l’incidenza del costo del lavoro sul valore della produzione in Prima Divisione è addirittura pari all’83%. I dati analizzati evidenziano una situazione di sofferenza del sistema Prima Divisione: a fronte di ricavi medi pari a 2,9 milioni, si registrano costi per 4,3 milioni e cioè superiori del 48,3% rispetto alle entrate. Il risultato netto medio si mantiene perciò negativo per 1,4 milioni, in lievissimo calo rispetto alla stagione precedente (-1,4 milioni). Migliora invece il saldo negativo della Seconda Divisione in decrescita continua e passato da 747mila a 324mila in cinque anni. Fra le società analizzate migliora comunque la consistenza patrimoniale. Il patrimonio netto medio dei club di Seconda Divisione, negativo nella stagione 2010-2011, è risalito nel 2011-2012 a 39mila euro. Mentre ancora migliori sono i dati relativi alle società di Prima Divisione, il cui patrimonio netto medio è balzato dai 95mila del 2010-2011 ai 403mila euro del 2011-2012, con un tasso tendenziale di crescita nel quinquennio del 25,2%.
Fuga dagli stadi.
I numeri del Reportcalcio2013, da questo punto di vista, sono sempre più allarmanti. I ricavi da stadio sono scesi a 186,4 milioni (-10,5%) e rappresentano ormai solo il 9% del totale. Il numero di spettatori della serie A (il 63,5% dell'intero sistema) è in calo del 6,5%, la percentuale di riempimento è scesa al 55% (-4%). In controtendenza la serie B, dove gli spettatori sono cresciuti del 22,8%. Ma se allargato alle serie minori, il quadro resta desolante.
Spettatori in calo. Nel 2011-2012 sono 13.164.671 gli spettatori, con una diminuzione dell'1,6%. La percentuale complessiva di riempimento è del 39%. Il problema più grande resta l'inadeguatezza degli impianti. Solo tre stadi, infatti, sono in grado di ospitare partite internazionali delle principali competizioni, mentre ben 15 stadi su 36 non hanno i requisiti minimi per accedere alla più bassa delle categorie Uefa. ''Nonostante le difficoltà infrastrutturali non dobbiamo dimenticarci che siamo al sesto posto nel mondo come presenza negli stadi, davanti a paesi come Brasile, Argentina e Stati Uniti, e al quinto posto in Europa. Non nascondiamo i nostri problemi, ma dobbiamo avere fiducia nel futuro senza entrare in una logica di pessimismo cosmico'', ha affermato il presidente della Figc, Giancarlo Abete.
La legge che non c'è. ''Non siamo il terzo mondo del calcio'', ha aggiunto il n.1 di via Allegri, prima di ricordare che ''solo il Brasile ci supera nei successi internazionali''. Di certo, il sistema pallone non puo' prescindere da impianti piu' funzionali. E la legge sugli stadi, accantonata nella passata legislatura dopo un lungo ed inutile iter, secondo l'onorevole Enrico Letta ''deve essere al centro della prossima legislatura, cosi' come la riforma della legge 91 sul professionismo. 'Sono temi sui quali in questi anni si è sviluppata una litania. Sono questioni complesse di strettissima attualità, viste le vicende dello stadio Is Arenas, dalle quali emerge una situazione insostenibile. Non c'è un unico problema, ce ne sono parecchi: l'urbanistica, la tempistica per le concessioni, l'esigenza di riempire gli stadi tutta la settimana e non soltanto una domenica su due. Spero che lo Juventus Stadium diventi un esempio positivo. Sarebbe veramente un peccato se questa legislatura non fosse in grado di dare soluzioni".
Sicurezza. Numeri più confortanti sono quelli relativi alla sicurezza. La stagione 2011-2012 presenta infatti un decremento del 7,7% nel numero delle gare in cui si sono verificati incidenti e una forte diminuzione delle persone denunciate (-21,6%) e arrestate (-44%).
tratti da Calcio & Businnes
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