sabato 12 marzo 2011

"Intermediario: sconfitta della FIFA"

Riproponiamo l'intervista a Luca Vargiu
La F.I.F.A vuole abolire la figura del “procuratore sportivo” o agente di calciatori. E’ una svolta che va verso la liberalizzazione oppure farà diventare il settore un vero e proprio “far west”? Ne parliamo con l'agente genovese Luca Vargiu che recentemente ha creato l'Agenziadelcalcio Football Management srl.
Cosa ne pensa di questa trasformazione del settore?
«E' da qualche tempo che gira questa voce, adesso pare che la volontà della F.I.F.A sia proprio questa. Non se ne conoscono i termini precisi ma da quello che risulta, appare chiara l'intenzione di sostituire la figura dell'Agente con quella di un intermediario. Figura che non prevede il superamento di una prova d'esame e la conseguente iscrizione all'Albo. Personalmente la reputo una sconfitta, quasi una ammissione di manifesta incapacità da parte della F.I.F.A a tutelare e rendere professionale una categoria che proprio la stessa federazione ha voluto creare in passato per regolamentare questa attività».
Allora forse è un problema di regole: lei pensa che ne servano nuove?
«Non direi. Esiste un regolamento F.I.F.A per Agenti di Calciatori ed anche uno interno ad ogni Federazione – che segue le direttive di quest'ultimo – che da indicazioni sui requisiti richiesti per intraprendere l'attività e le modalità per svolgere la professione. Non penso servano nuove regole, quelle presenti sono sufficienti: basterebbe farle rispettare. Purtroppo questo non accade. Ci sono regole ma chi le trasgredisce spesso se la cava. Esiste un codice di condotta professionale».
Questo è un problema che riguarda tanto l'Italia quanto i paesi esteri?
«In Italia come all'estero, ci sono troppe figure che si aggirano intorno al mondo del calcio senza avere alcuna qualifica e che , senza troppe difficoltà, agiscono quasi indisturbate. In tanti si spacciano per “procuratori” presentandosi a calciatori, società e genitori di giovani calciatori. Il problema è che nessuno di questi si pone il quesito se la persona che hanno davanti sia un professionista o meno. Faccio un piccolo esempio: se si prova a telefonare a diverse Società (professioniste) dicendo di essere un agente – magari proponendo un giovane calciatore – e poi si rilevi quante di queste ti hanno chiesto chi sei o di fornire il numero di tesserino. In alternativa si può andare a vedere una partita di Allievi Nazionali, fermando qualche genitore e mostrandoti interessato al figlio: bisognerà vedere quanti chiederanno la stessa cosa».
Risposta?
«Pochissime società e quasi nessun genitore. Ecco il punto, nemmeno gli interessati si pongono il problema se hanno di fronte una persona seria – in regola - o meno. Stesso discorso vale anche per i Calciatori che spesso si fidano di persone sbagliate. Comunque mi creda, verificare se una persona è iscritta o meno all'Albo Agenti non è impresa difficile».
Però la figura del procuratore spesso viene vista in maniera negativa sia dalle Società che dai calciatori ma anche dai genitori?
«L'operato di gente senza troppi scrupoli non ha contribuito a rendere questa figura professionale. Ma ripeto, si è fatto veramente poco per supportare chi questa attività decide di portarla avanti in modo corretto. E le colpe sono anche di questo sistema calcio che ha aiutato il proliferare di personaggi ambigui».
A questo punti cosa accadrà? Come cambierà il modo di lavorare?
«Mi piacerebbe che chi crede in questa professione prendesse posizione. Strumenti e regole ci sono. Ma temo che la strada sia già segnata. Cosa cambierà? Nulla rispetto ad oggi. Gli intermediari ci sono già da un bel pezzo, ne avremo qualcuno in più visto che tutti si potranno dedicare a questa nuova attività. I controlli – ad oggi rari – non saranno necessari. La differenza la farà ancor di più, da una parte la preparazione e la serietà delle persone e dall'altra l'intelligenza di chi con queste dovrà lavorare».


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