domenica 5 febbraio 2012

UEFA, no ai calciatori con cartellino di proprietà di terzi.


L'Uefa è pronta a condurre una nuova crociata: guerra totale a quei calciatori che appartengono non solo ai loro club, ma anche a parti terze. Lo ha annunciato il segretario generale Gianni Infantino dalle pagine del quotidiano inglese "The Guardian": "Questo tipo di proprietà sui giocatori è una minaccia crescente e dobbiamo affrontare questo problema perché non si può andare avanti così". L'idea è quella di escludere quei giocatori che presentano situazioni "irregolari" da tutte le competizioni europee. Infantino ha poi approfittato per ricordare alle società calcistiche d'Europa che entro il 2018 "dovranno raggiungere l'equilibrio finanziario".

Il possesso di percentuali dei cartellini dei giocatori tra squadre di club, società di investimento ed agenti Fifa è una pratica comune in Sudamerica che sta trovando diffusione anche in Europa:  uomini d'affari o società di investimento acquistano quote di diritti economici di giovani calciatori impegnandosi a coprire i costi della loro formazione e il loro alloggio. In cambio, al momento della cessione, ottengono una percentuale della quota di trasferimento. 
Un esempio è quello che riguarda Carlos Tevez e Javier Mascherano: i due argentini sono approdati in Europa, al West Ham, ed i loro cartellini appartenevano in parte ai loro procuratori. 
Soprattutto la posizione contraria di Kia Joorabchian, agente di Tevez, avrebbe comportato il mancato acquisto da parte del Manchester United e l'approdo ai rivali del City. Tutto ciò comporta evidenti conflitti di interessi ed una riduzione dei ricavi per le società, che porterebbe anche ad aggirare il fair play finanziario.     
Le decisioni dell'Unione presieduta da Platini potrebbero stravolgere diverse trattative di mercato, in primis quella di Neymar; il cartellino del brasiliano, infatti, è uno degli esempi più conosciuti di proprietà di un giocatore posseduta da più soggetti, in questo caso il Santos, Ronaldo e sponsor.

Sinceramente non griderei allo scandalo. Se una società (di agenti o di imprenditori) decide di investire su un giovane calciatore sostenendo le spese per la sua crescita e formazione calcistica non vedo perché non debba ricevere una percentuale nel momento in cui il calciatore in questione acquista un determinato valore. Sempre più spesso, e non solo nelle piccole realtà, le Società non hanno sufficienti risorse economiche per sostenere le spese di un giovane: dal pagamento del premio di preparazione (solito problema) al mantenimento in loco (studi, vitto e alloggio), cifre non piccole e spesso non sono sostenibili da una famiglia media. E se a sostenere queste spese (con una buona dose di rischio) è una "parte terza", dove sta il problema? Certo ci vorrebbe una regolamentazione come in tutte le cose che si vogliono fare seriamente, ma non mi sembra qualcosa di così grave. Ovviamente il mio ragionamento vale per un giovane fino al momento in cui viene acquistato per la prima volta da una società, dopo ritengo che la parte terza si debba accontentare di quanto ricevuto e, nel caso dell'Agente, della provvigione sull'ingaggio senza pretendere di rimanere proprietaria di una quota del cartellino del giocatore fino a fine carriera.

Mio personalissimo parere su questa questione, non ricordo però interventi da parte di organi del calcio su questioni di reale conflitto di interessi di un Agente che rappresenta calciatore e Società proprietaria del calciatore stesso.......estate 2010, ricordate?

Luca Vargiu












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